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mercoledì 7 febbraio 2007

La gabbianella e il gatto


...Zorba saltò sulla balaustra che girava attorno al campanile. In basso le auto sembravano insetti dagli occhi brillanti. L'umano prese la gabbiana tra le mani.
"No! Ho paura! Zorba! Zorba!" stridette Fortunata beccando le mani dell'umano.
"Aspetta. Posala sulla balaustra" miagolò Zorba.
"Non avevo intenzione di buttarla giù" disse l'umano.
" Ora volerai, Fortunata. Respira. Senti la pioggia. E' acqua. Nella tua vita avrai molti motivi per essere felice, uno di questi si chiama acqua, un altro si chiama vento, un altro ancora si chiama sole e arriva sempre come una ricompensa dopo la pioggia. Senti la pioggia. Apri le ali" miagolò Zorba.
La gabbianella spiegò le ali. I riflettori la inondavano di luce e la pioggia le copriva di perle le piume. L'umano e il gatto la videro sollevare la testa con gli occhi chiusi.
"La pioggia. L'acqua. Mi piace!" stridette.
"Ora volerai" miagolò Zorba........

Il protagonista del meravigioso romanzo di Luis Sepùlveda, è il gatto Zorba. Dovete sapere che egli era in realtà il suo gatto, o come lo definisce lui: compagno di sogni, racconti, avventure.
Ad un certo punto della sua vita divenne triste e malinconico, dando segni di inappetenza; il veterinario visitandolo scoprì un cancro polmonare in stato avanzato.
Per evitargli una morte atroce e dolorosa, si pensò di risparmiargli il dolore aiutandolo semplicemente a lasciare la vita.
Vi riporto alcune parole della postfazione dell'autore riguardo la vicenda:

Ogni parola, inframmezzata di singhiozzi, cadeva sul suo nero mantello come una carezza, confermandogli la nostra solidarietà, e dicendogli che, poco a poco, il nostro amore per lui ci portava verso la più dolorosa delle scelte.
A Zorba sarà fatta un'iniezione che lo addormenterà. Che in sogno lo porterà in un mondo senza cani e senza neve, pieno di tetti grandi e soleggiati, di alberi infiniti. E lui, dalla cima di uno di questi, ci guarderà, per ricordarci che mai si dimenticherà di noi.

Il suo mantello splende sotto la luce della lampada. Nelle mani, mentre lo accarezzo, tanta tristezza e un senso di impotenza. Egli è testimone di tante pagine. Ha condiviso con me la solitudine e il gran vuoto che ti arrivano addosso dopo aver messo il punto conclusivo a un romanzo.
Gli ho reciato i miei dubbi e le poesie che penso di scrivere, un giorno.
Zorba.
Domani, per amore, ti perderò, grande compagno.

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