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martedì 5 febbraio 2008

Presto si andrà al voto...

Io non ho voglia di votare il partito mafioso Forza Italia.

Io non ho voglia di votare UDC di Casini che mi metterà Cuffaro come Senatore della repubblica.

La lega Nord non la voto perchè io non voto persone più ignoranti mi me.

Fini con AN sembra serio e poi sta con Berlusconi solo per dividersi la fetta di Potere.

Il PD di Veltroni è troppo moderato, addirittura fa accordi con Silvio , solo questo mi fa capire che Veltroni non ha capito un cazzo di niente.

L'italia dei valori di Di Pietro è l'unico che ritengo serio.

ma non andrò a votare perchè Mi hanno veramente rotto le balle questi politici di merda!!!!


P.S. Nei commenti (chi ha voglia) può inserire la sua preferenza di voto e perchè vota quel partito (ricordatevi che con questa legge elettorale si può votare solo il simbolo e non le persone ). Il commento Verrà messo direttamente nel post in prima pagina.


Anonimo mi scrive:
"penso che voterò il partito della bestemmia. ha una lista molto lunga".

2 commenti:

Anonimo ha detto...

penso che voterò il partito della bestemmia. ha una lista molto lunga.

Anonimo ha detto...

se mi è permesso vorrei lasciare qui una lettera che ho scritto qualche giorno fa sull'onda del rigurgito politico-televisivo e che forse ancora può interessare. ciao, mario.

I recenti scandali giudiziari, ovvero quello che siamo e quello che vogliamo. Compromessi, politica e TV.



Le prime tre settimane dell’anno del Signore 2008 ci hanno regalato succulente prime pagine, notizie vecchie e nuove all’insegna delle parole forti, temi importantissimi e ineluttabili che hanno provocato infuocati dibattiti fin dentro a ogni singola famiglia. Si comincia con l’emergenza rifiuti in Campania – dove “emergenza” è una parola utilizzata con una leggerezza o forse una malafede di una violenza linguistica e/o mediatica su cui riflettere. Poi a ruota la polemica sulla contestazione di Ratzinger in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico alla Sapienza. Subito dopo la notizia degli arresti di esponenti di spicco dell’Udeur, della moglie del ministro della giustizia, le dimissioni ballerine di quest’ultimo, l’appoggio esterno, e infine i ricatti al governo. E in coda notizie minori, o di minor clamore massivo che dir si voglia, preso per buono il totale dominio sulla percezione dell’uomo esercitata oggigiorno dai mass-media. Parliamo del rinvio a giudizio di Berlusconi per le raccomandazioni di attrici in Rai; dei dirigenti della Thyssen-Krupp che giudicano “troppo visibili in Tv” gli operai sopravvissuti al rogo torinese dei loro impianti; degli scioperi dei metalmeccanici le cui proteste per il rinnovo dei contratti nazionali risultano ormai sommerse dalla prepotenza di altri titoli; parliamo del fallimento in Senato della mozione Calderoli per la sospensione del potere di Bassolino in Campania, mozione fallita per cinque voti mancanti dai banchi di Forza Italia, forse – dicono - proprio per onorare gli accordi presi da Veltroni e Berlusconi sulla futura riforma costituzionale; parliamo della vicenda De Magistris; parliamo della sentenza di primo grado che condanna il governatore Cuffaro a cinque anni di reclusione e interdizione perpetua dai pubblici uffici vissuta dai protagonisti, politici e commentatori tutti, come una grande vittoria dell’uomo. Parliamo insomma di quello che siamo diventati come paese, e di quello che siamo e ci aspettiamo noi stessi come persone. Da parte mia è certamente puro e semplice sfoggio di vanità ricapitolare brevemente gli eventi, i nomi e le circostanze che riguardano persone e fatti appena accennati, ma mi serve pure per poter ragionare. Partiamo da qui. Sappiamo tutti tutto di tutti, o comunque da un certo livello in su abbiamo accesso liberamente a informazioni, materiali e commenti che se scegliamo di non adoperare è soltanto per stanchezza, indisponibilità culturale e infine pretesa di saperne già suffiecentemente. Voglio dire che sappiamo tutti anche nostro malgrado chi sono i Cuffaro, i Mastella e i Berlusconi. Uso il plurale per includere le famiglie. Sappiamo bene come funzionano certi meccanismi e certi ambienti, anche prima di leggere L’odore dei soldi, Gomorra o La Casta. La settimana scorsa il governo britannico ha reso pubblici dei documenti risalenti agli anni ’70 riguardanti le possibili azioni di intelligence programmate nel nostro paese dalla CIA per scongiurare un governo comunista in pieno patto atlantico. “La Repubblica” ci ha ricamato sopra un servizio come se si trattasse di una rivelazione di portata incalcolabile. Eppure se ben ricordo – ricordo di aver letto – già Enrico Berlinguer all’indomani del colpo di stato in Cile nel 1973 aveva avvisato che non avrebbe azzardato la pretesa di ministri nei governi nazionali nonostante i consistenti risultati elettorali del PCI di quegli anni proprio per allontanare quel tipo di rischio dall’Italia. Insomma lo sapevamo, nelle scuole e nelle università, prima ancora che nelle sedi di partito, si raccontano certe cose. Eppure qualcuno ha avuto la faccia tosta di porre la cosa come sensazionale notizia. E infatti se n’è parlato un giorno soltanto. Mah. Torniamo a noi. Dunque abbiamo detto che sappiamo tutto o almeno possiamo arrivare a sapere tutto. Sappiamo chi è Silvio Berlusconi, sappiamo tutto di lui, dai tempi in cui cantava sulle navi da crociera fino al gennaio 2008, passando dal Milan, Milano 2 ecc, le reti televisive Mediaset, Craxi, Forza Italia, il governo del ’94, gli anni dell’opposizione al centro-sinistra e la bicamerale, la vittoria del 2001, le dichiarazioni del 2003 di Violante sulle rassicurazioni date al cavaliere in merito all’incolumità di cui avrebbero goduto le sue proprietà sotto un governo di centro-sinistra, cinque anni di Sirchia, Tremonti, Moratti, leggi vergogna, censura, smantellamento dei diritti e delle certezze, convulso compattarsi e sgretolarsi della società civile intorno a determinati input come la difesa dell’articolo 18; tifosi allo stadio che nel 2002 reclamano con uno striscione il rispetto degli impegni elettorali presi in merito alla possibile revisione dell’articolo 41 bis… insomma tutto, tutto quello che ci si può ricordare ad hoc, tutto quello che si può andare a scavare nei diari, nella memoria, nelle banche dati, tutto dico, anche l’eclatante arresto di Bernardo Provenzano la notte successiva alle elezioni del 2006. Come uno spartiacque. Come a dire… tutto e niente. E allora mi vengono in mente le chiacchierate con gli amici, le discussioni politiche stile festa dell’unità, ma anche il confronto severo con quelli che lottano, con quelli che sono in strada in prima linea tutti i giorni, magari con quelli che sono rimasti a Napoli, con quelli che negli uffici e nelle realtà quotidiane danno il tutto per tutto ed esigono rispetto per scelte politiche e di campo che dall’esterno è difficile accettare e che si fa presto a giudicare. Me le ricordo quelle chiacchierate e riconosco di aver sparato a zero tante volte senza un pizzico d’umiltà sulle speranze e progetti altrui. La mia critica era adolescenziale, altrimenti giovanile, comunque era quella vecchia dei primi cenni del malessere dell’elettorato pensante del centro-sinistra: il doloroso distacco dalla base, l’inciucio politico legittimato ed elevato ad unico metodo e prassi politica moderna ed efficace, il compromesso meschino ma necessario con la forma mentis e i linguaggi televisivi e i modelli comunicativi di stampo berlusconiano: linguaggi pericolosi che per me avevano già un illustre precedente analizzato negli interventi di Pasolini sui discorsi di Aldo Moro. Il progressivo ed avvilente appiattimento dei modi, delle parole e infine dei valori della classe dirigente del partito figlio di tradizioni politiche che citare in queste pagine sarebbe ingiusto. Citare oggi i partigiani è curioso prima ancora che antistorico, soprattutto se per bocca di un ragazzo. Dei partigiani e di quegli anni resta la mistificante ricostruzione scandalistica di Bruno Vespa, e qualche vecchio film come “C’eravamo tanto amati”. Oggi per complicati intrecci televisivi va di moda parlare di Foibe. Bisogna riconoscere che di recente ci sono stati anni in cui scegliere con il naso tappato è stato perlomeno d’obbligo. Un gesto di responsabilità. Da Bassolino contro la Mussolini, fino a Marrazzo contro Storace, Veltroni contro Storace, e Rutelli e infine Prodi contro il centro-destra di Berlusconi e compagni. Quante volte la gente ha tirato il fiato ed è andata a votare lo stesso. Però i dati sull’astensionismo e soprattutto sull’innalzamento del numero delle schede invalidate – brogli a parte – dovrebbe dover riaprire quelle vecchie ferite per farne scorrere fuori un mare di parole ancora in attesa. Anni fa si chiedeva un ricambio generazionale (e di merito) alla classe dirigente dei partiti di centro-sinistra per favorire l’iniezione di spinte nuove e più vitali nelle stesure dei programmi e nella presentazione delle idee, ma soprattutto si chiedeva una controrivoluzione nel modus operandi della politica. Fu chiesto a gran voce dai comici televisivi, dai comitati e dalle associazioni, dai sindacati, dai ragazzi, dalla gente in genere. Ma l’appello non fu preso sul serio, si gridò in Tv e sui giornali al disfattismo controproducente di alcune voci, si cercò di isolare, zittire e mortificare alcune prese di posizione radicali ma legittime. Si è continuato a imporre Rutelli o la Iervolino a Napoli nel 2001, e infine nel 2006 si è imposto Mastella proprio su quello scranno. Eppur vero che almeno alla Iervolino c’è stata un’opposizione interna in occasione della sua seconda candidatura fino all’ultimo sospesa nelle stanze del potere, opposizione interna secondo me comunque discutibile nel merito, ma in ogni caso da subito stroncata dalle dirigenze e dai media. Per il 2006 invece, Prodi è stato calato dal cielo della vita politica nazionale, invocato come deus ex machina, ripescato dal riciclo tecnico e nobilitante di quell’esperienza in Europa in cui era andato a redimersi, come dire dall’università a Bruxelles passando senza fretta in bicicletta dall’Iri. D’accordo. Eppure certe storie su di lui che va a fare le sedute spiritiche rievocando lo spirito di Don Sturzo le aveva raccontate un senatore comunista membro della commissione d’inchiesta parlamentare sul caso Moro, molto prima che Berlusconi dal palcoscenico televisivo le rendesse note al grande pubblico, e prima che gli opinionisti compagni le sommergessero d’insulti. Certe storie. Vengo al dunque finalmente. Mastella&co. dopo aver tenuto in bilico il governo per un anno e mezzo finiscono travolti in un caso giudiziario che ai malpensanti appare solo come la punta di un iceberg di un sistema altrimenti molto più grosso e trasversale. Ma questa è un’altra storia, i tribunali giudicheranno con i loro tempi e modi, a meno che non passi, nel clima mistico di questi giorni, l’idea che la giustizia appartiene solo a chi è nei cieli, e buonanotte. Ma il peggio di tutto questo è che da un’iniziale dichiarazione di appoggio esterno al governo – appoggio esterno o interno dipende da che lato delle sbarre stai spingendo – e aggiungo, dichiarazione d’appoggio ampiamente ricambiata in parlamento con scroscianti applausi e inopportune dichiarazioni di solidarietà; da quella posizione iniziale insomma, il partito di Mastella è passato velocemente dalla parte della ragione, ci è sgusciato in pratica come fa un pesce agonizzante tra mani incerte, ed ora pretende un’incredibile, irricevibile e tecnicamente controversa presa di posizione da parte del governo stesso, pena l’uscita dalla coalizione e relativo crollo di Prodi. Per lunedì. Insomma com’è che uno come me è finito a stare con Di Pietro? Con i Grillo e i giustizialisti? Con i giudici e con il Nanni Moretti dei girotondi? Ma com’è successo? Quando ho cominciato a scivolare fuori dal seminato? Quando ho cominciato a sentirmi così solo, piuttosto che parte di una comunità che condivide un sentimento di appartenenza collettivo, piccolo ma riconoscibile? Questa è la democrazia del pluralismo e della sconfitta delle ideologie, o è una confusione fuori del controllo logico, preda esclusivamente di regolamenti interni alle coalizioni, accordi politici depositati dal notaio, salotti televisivi e inserti settimanali, scambio di voti (che non è il voto di scambio ma ci assomiglia tanto), gruppo misto, barche a vela, imprenditoria di sinistra, ecc. ecc… che cosa siamo diventati noi tutti per accettare tutto questo! Cade il governo lunedì? Buon pro ci faccia. Anzi. Parlo per me che è meglio. Ma io mi sentirò sicuramente meglio. Vedrò chiaramente il nemico nelle idee, nei programmi e nelle leggi dei governi che hanno partorito la legge Bossi-Fini. Non mi vergogno ad ammettere che mi manca strutturalmente l’identificazione certa di un nemico. Magari da lunedì avrò voglia di pensare e di progettare. Mi sentirò intorno lo stimolo nuovo dovuto alla presenza di uno spazio politico aperto, campo libero di intervento per idee nuove. Quali idee? Non lo so ancora. Ma sto parlando della sensazione di coraggio che l’assenza di questa gente che attualmente governa il paese e che tiranneggia e frustra chiunque all’interno degli stessi partiti non gli sia organico in senso… proprio in quel senso lì, e che se ne sta comoda a giocarsi le sue carte. Bene allora, se quelle persone facessero un rumoroso passo indietro il paese finirebbe di nuovo catastroficamente in mano alle destre e ai loro pericolosi progetti di riforma costituzionale, riforma giudiziaria e riforma elettorale, CTP torture e polizia. Soubrette, puttane e cocaina eppure ipocrisia cattolica. Università, scuola e ricerca… Tutto sarebbe di nuovo pericolosamente in ballo. Ma la spinta democratica e partecipativa che si propagherebbe tra la gente di sinistra del nostro paese – emigrati e emigranti compresi – avrebbe secondo il mio parere una portata storica decisiva e necessaria anche se non tanto per l’immediato dei nostri comuni tornaconti, di certo almeno per la costruzione a venire di entità ed identità politiche corporee, tangibili, ben lontane dal grande Partito Democratico di Veltroni. Mamma mia, speriamo che cade questo governo, teniamoci un poco di inchieste fiscali e chi si è visto si è visto. Ciao a tutti, grazie per la pazienza di essere arrivati a leggere in fondo, e statevi bene. Mario.
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