Image Hosted by ImageShack.usImage Hosted by ImageShack.usImage Hosted by ImageShack.usImage Hosted by ImageShack.usImage Hosted by ImageShack.usImage Hosted by ImageShack.us

martedì 4 settembre 2007

Alberto Burri


Dopo la laurea in medicina, conseguita nel 1940, nel corso della seconda guerra mondiale viene fatto prigioniero dagli inglesi e portato nel campo di concentramento texano di Hereford, qui, utilizzando materiali di fortuna, comincia a dipingere.

Tornato in Italia nel 1946, si trasferisce a Roma, dove l'anno successivo, alla galleria La Margherita, tiene la sua prima personale. Nel 1948, espone sempre nella stessa galleria, le prime opere astratte: Bianchi e Catrami.
Nel 1949 realizza il primo Sacco stampato.
Nel 1950 comincia con la serie le Muffe e i Gobbi e utilizza per la prima volta il materiale logorato nei Sacchi.
Nel 1954 realizza piccole combustioni su carta.
Continua a utilizzare il fuoco anche negli anni successivi, realizzando Legni (1956), Plastiche (1957) e Ferri (1958 circa).
Nel 1973 inizia il ciclo dei Cretti e su questo filone colloca l'immenso sudario di cemento con cui rivestì i resti di Gibellina in un mirabile esempio di land art.
Nel 1976 inizia a lavorare ai Cellotex. Al 1979 risalgono i Cicli, che domineranno tutta la sua produzione successiva.
(Tratto da Wikipedia)
Le opere di Burri lasciano un segno indelebile all'occhio dell'osservatore attento.
Al primo sguardo colpisce la texture, che ti proietta verso territori lontani da noi, mi scappa di pensare alla luna.. ma si coglie anche la crudeltà e la vorace carnalità nell'osservare per esempio le sue plastiche bruciate, rievocatrici di un passato violento e sanguinoso, come appunto la seconda guerra mondiale a cui lui dovette partecipare.
C'è un altalenarsi di forti sensazioni date dalle forme dei materiali che magistralmente trasformava, spesso con l'aiuto del fuoco.
Nelle sue opere è presente l'uomo nella sua bestialità, prigioniero delle sue stesse inquietudini.
Dove andarlo a vedere?

Dall'8 settembre al 2 dicembre alla Fondazione Magnani Rocca.

Info:Burri Magnani Rocca

Nessun commento: