"Genova per noi" altre testimonianze di quel giorno
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Violenza di Stato
di RICCARDO BARENGHI "la Stampa"
Quella notte fu l’inferno. Per tutti quelli che dormivano nella palestra della scuola Diaz, improvvisamente invasa da decine di poliziotti.Cominciarono a picchiarli, così, senza ragione. Spensero anche la luce e giù botte da orbi. E fu l’inferno anche per tutti quelli che, con un immediato passaparola, si ritrovarono lì fuori, costretti ad assistere allibiti e impotenti alla processione dei loro compagni portati via da quella scuola, sanguinanti, in barella o trascinati come sacchi dell’immondizia.
Gridavano agli agenti «il mondo vi sta guardando», ma gli agenti non se ne curavano. Al massimno sorridevano, in altre parole se ne fregavano. Era la notte della vendetta per gli scontri della giornata e del giorno prima (quello in cui fu ucciso Carlo Giuliani). L’avevano preparata bene, portando molotov dentro la scuola per accusare poi i giovani no global, producendo prove false, come tubi e bastoni che in realtà erano gli strumenti di lavoro dei muratori che stavano ristrutturando una parte di quella scuola intestata a un famoso generale italiano della Grande Guerra. Gli agenti avevano bisogno di una dimostrazione di forza, il capo della Polizia Gianni De Gennaro era a Roma ma sul posto, proprio lì alla Diaz, c’erano i suoi uomini Arnaldo La Barbera e Franco Gratteri (imputati entrambi), forse volevano anche nutrire il loro carnet di arresti, che fino a quel momento erano «solo» un centinaio.
E forse, chissà, una prova di forza serviva anche al nuovo premier Berlusconi, al suo vice nonché ministro degli esteri Fini (che si piazzò non a caso nella sala operativa della Questura genovese) e al ministro dell’Interno Scajola.Quando lasciarono il campo di battaglia (una battaglia a senso unico, nessuno dei ragazzi reagì), il pavimento della palestra era pieno di sangue, e qualcuno scrisse un cartello: «Non lavate questo sangue». Quel cartello è diventato un simbolo del movimento no global, tanto che la collega di Repubblica Concita De Gregorio l’ha utilizzato come titolo del suo libro che racconta i giorni del luglio 2001 a Genova. Ma è la scuola Diaz e quel che lì dentro avvene la notte tra il 21 e il 22 luglio che sono diventati un simbolo dei giovani e meno giovani che erano nel capoluogo ligure in quelle drammatiche giornate del G8, e di tutti i loro compagni sparsi per l’Italia e per l’Europa. Fu vissuta, ancora viene vissuta, come l’emblema della violenza dello Stato, anzi dei Grandi del mondo, che si riunivano blindati nella zona rossa mentre fuori si protestava, si sfilava, ci si scontrava, si picchiava e si veniva picchiati, qualcuno anche ucciso, e si gridava che «un altro mondo è possibile». continua...
3 commenti:
Ricordo quei giorno, in particolare il 21 Luglio 2001, per la scomparsa di un grande ragazzo che è stato ammazzato dalle guardie per nessun motivo, onore a Carlo Giuliani!
Piazza Alimonda ha cambiato nome, adesso si chiama Piazza Carlo Giuliani, ragazzo.
fate schifo,agenti?animali sono bestie.
Vi auguro tutto il male di questo mondo,e speriamo che i vostri figli,le vostre mogli,saranno massacrati come avete fatto voi con questa povera gente.
vergogna mi fate vomitare
Carlo Giuliani da assassino è diventato un martire...solo in questo paese di bigotti ipocriti poteva succedere una cosa del genere!
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